Giglio bianco
Sinonimo: Giglio della Madonna, Giglio di Giuseppe
Nome botanico: Lilium candidum L.
Famiglia: Liliaceae
Habitat originario
Presumibilmente le zone semidesertiche tra la Turchia e l’Afghanistan. Con i Fenici è giunto a Cartagine ed in Grecia, con i Romani fino in Inghilterra e da lì in Europa centrale.
Ingredienti
Oli eterici, flavonoidi, mucillagini, saponine
Descrizione
Il Giglio bianco è la quintessenza del giglio. I suoi grandi fiori, bianchi come la neve ed a forma di tromba, con le antere gialle, fioriscono in giugno e in luglio. Sul gambo, lungo fino a m 1,20, possono sbocciare dai cinque ai venti fiori, dal profumo dolce intenso. I gigli appartengono alle piante bulbose. L’imponente Giglio bianco ama il caldo e possiede un bulbo che concentra le sostanze nutritive nelle grasse foglie a squame. Chi volesse coltivare i Gigli nel proprio giardino dovrebbe piantare i bulbi già nella tarda estate dell’anno precedente. In autunno, dal bulbo sbucherà un cespo, tramite cui il giglio raccoglierà le forze necessarie per l’inverno.
Fatti interessanti
Il nome scientifico candidum deriva da candidus e significa puro, bianco.
Il Giglio appartiene alle piante coltivate più antiche. Da più di 4000 anni esso accompagna gli uomini, che lo hanno immortalato nelle loro opere d’arte. Le rappresentazioni del giglio ornano i capitelli delle colonne di antiche civiltà in Egitto ed Assiria, nella cultura minoica e nel tempio di Salomone a Gerusalemme. Le rappresentazioni più antiche del Giglio sono nate verso il 2500 a.C. nella città egiziana di Assuan, come ornamento di un bassorilievo in pietra su un trono reale e su un sarcofago.
Secondo la mitologia greca, dobbiamo il giglio al semidio greco Eracle ed al suo ardente desiderio di immortalità, che verrebbe conferita dal latte della dea Era. Eracle colpì la dea delle donne, addormentatasi, e bevve al suo seno. In quel momento caddero in terra alcune gocce di latte, da cui nacquero i gigli.
Già nell’antichità, il Giglio era considerato il simbolo della bellezza, della fecondità e della ricchezza. La Bibbia lo cita diverse volte: nel Primo Libro di Samuele, in molteplici Salmi, nel Cantico dei Cantici, nel Vangelo di Matteo e di Luca. Nel Medioevo esso divenne portatore di innocenza e di purezza e fu consacrato a Maria Vergine. Poiché i defunti dovevano presentarsi puri al cospetto di Dio, il giglio divenne anche fiore tombale.
Secondo i detti antichi, il giglio crescerebbe spontaneamente sulle tombe di quegli uomini che in vita sono stati incolpati ingiustamente di reati non commessi. Il giglio testimoniava che l’anima pura era assurta a Dio.
I Romani integrarono il giglio nel loro stemma come simbolo di purezza, speranza ed integrità.
La famiglia reale dei Borboni riprese quest’idea verso l’anno 1200. Da quel momento il giglio stilizzato, con tre petali, è il simbolo reale per eccellenza. Inoltre lo si può trovare su molti stemmi borghesi come portatore di speranza.
Al Giglio vengono inoltre attribuiti poteri magici: i bulbi proteggerebbero contro le ferite, gli incantesimi e gli incubi.
Chi raccogliesse il Giglio bianco quando Venere e la Luna sono nel segno zodiacale del Toro o della Bilancia, potrebbe ottenere eccellenti filtri d’amore. Le donne dovrebbero lavarsi con una miscela di succo di giglio ed estratto della pianta officinale marrubio per rimanere giovani e belle.
I fiori e i bulbi del Giglio sono commestibili. I fiori hanno un sapore aspro e possono essere utilizzati anche come decorazione.
Una visione diversa della pianta
Accanto alla rosa, regina dei fiori, il Giglio bianco accompagna l’umanità da millenni; la rosa rivolta verso il sole ed il giglio alla luna. Il giglio vive nella polarità bulbo–fiore. Lo straordinario bulbo, che cresce vicino alla superficie, è associabile alle foglie ed è in diretta congiunzione con la rosetta che lo nutre. Entrambi sono orientati intorno alla superficie terrestre, la pelle del nostro pianeta, ed in questo possiamo scorgere il riferimento alla pelle dell’uomo. Il bulbo è una concentrazione di foglie e gambi, che si presenta, in superficie, come un rigonfiamento acquoso-mucillaginoso. Questa sua conformazione concentrata va poi sciogliendosi nel gambo slanciato, sulla cui estremità i calici generosi si schiudono al calore e al sole. Il Giglio trasforma in incredibile bellezza la robusta concentrazione del bulbo.
La pianta nei nostri prodotti
Gli estratti ritmici dei bulbi mucillaginosi del giglio candido aiutano a preservare l'idratazione della pelle e sono ideali per dissolvere gli indurimenti dei tessuti connettivi e callosità. Sono contenuti in: